Page 43 - Milano Periferia
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in attesa di tutto. Anzi, prima del centro sociale sono arrivati
i dadi delle bische clandestine. Si teme il dilagare della droga
come é già avvenuto a Baggio. Intanto i circoli proletari soffiano
sul malcontento dei tremila ospiti abusivi. Il Gallaratese, ancor
prima di esistere, pare vecchio. Nelle case prefabbricate al con-
fine con il San Leonardo, un’altra appendice di cemento, gli
abitanti si lamentano di non poter aprire contemporaneamente
due rubinetti dell’acqua: c’é il rischio che saltino le tubature.
Un episodio, fra i tanti, del malessere.
Al Sant’Ambrogio le finestre non si chiudono bene, i muri in-
terni sono un po’ malconci. Il serpentone di mattoni, che attirò
l’attenzione di molti urbanisti stranieri, ha appena compiuto die-
ci anni. Venne inaugurato il 3 aprile 1966 dal cardinale Colombo.
Due ragazzi scesi da un elicottero consegnarono all’allora sin-
daco Bucalossi le chiavi del millesimo appartamento. Non man-
carono discorsi di speranza. "Non costruiamo - diceva a quel
tempo l’architetto Arrigo Arreghetti - una serie di silos umani
o un nuovo pezzo di città dormitorio: costruiamo una collet-
tività".
Ma finora anche il Sant’Ambrogio, pur in un decoro meno bu-
giardo di altre periferie, resta un quartiere dimezzato. Si mol-
tiplicano invece le polemiche anche perché la crisi dell’edilizia
popolare scoppiata sul finire degli anni Sessanta si sta incan-
crenendo. Di case se ne costruiscono sempre di meno, almeno
per redditi bassi.
La borghesia arricchita, che é la prima a gridare al disastro
economico e l’ultima a risentirne, sta infatti copiando, s’intende
a modo suo, l’idea originaria del Sant’Ambrogio. Sono così
sorti "Milano San Felice" e "Milano 2": con piscine e campi
da tennis sotto casa, con affitti da capogiro, questa "nuova
periferia" però per evitare equivoci sociali, ha rinunciato a
chiamarsi tale.