Page 19 - Milano Periferia
P. 19
Il quartiere Sant’Ambrogio non é certo un residence per chi ama la pace
reclusa. Snoda il suo tozzo corpo di caserma, denunciando la vicinanza
costretta, caravanserraglio dove centinaia di famiglie si stipano nella res-
sa. Le macchine posate fuori come fiere manse pronte per le scorrerie, il
revival neogotico della chiesa al centro, il supermercato unico luogo di
freddo convegno con sul davanti una patetica vasca per i pesci. Lì la cam-
pagna stride, eppure non é poco averla intorno anche se rombante di
autostrade.
A Baggio almeno, dopo aver visto scoppiare sotto la parrucca celeste il
rosso degli hollywoodiani blocchi Pessina, trovi un centro caldo e di as-
sonanze francesi, là dove finisce Via delle Forze Armate e ti avvii indi per
portici che allineano i negozi della piccola iniziativa privata.
E a Corsico che ospita la più antica delle vetrerie hai ancora un’idea di
quella che era la vecchia periferia operaia sorgente attorno alla cascina
o manifattura, sviluppatasi in fabbrica, con rapporti precisi e una aggre-
gazione omogenea perché lenta. Al di là del ponte però la selva o meglio
il puzzle degli alberi multipiani offende li cielo e già sbiluciano a comporre
il consueto anagramma del caso i colossi di Cesano Boscone, un tempo
allietata dalla "sella" degli orti e da molti corsi d’acqua. Per dire che
c’é squallore e squallore: bastano ad attenuarlo un muro scrostato, una
cascina dimenticata tra covate di pagliai e schiere di prefabbricati su
un orizzonte da titanomachia, una facciata rampante semicupa su cui le
sottili braccia dei rosai inteneriscono il ferro secolare delle grate.
Cambiate dunque in modo macroscopico le dimensioni fisiche della città
statica, diventata così - com’era da prevedere - dynapoli, megalopoli,
dynamegalopoli (il fenomeno del resto é mondiale), non solo la dimensio-
ne umana é stata posta in crisi o esclusa, ma gli ambienti stessi tendono
sempre più a sfuggire al controllo dei cittadini ormai declassati.Fino a
quando durerà la struttura attuale, fino a quando ogni piano regolatore
sarà sempre in ritardo e superato dalla realtà stridente? Fino a quando
il monocentrismo affliggerà col conseguente scarto di valori cittadini, con
la sua storia di code di parcheggi, l’agglomerato urbano composito, ele-
gante per gli ignari in verità appena funzionale ai suoi margini che pure
alternano, attorno al nucleo primordiale, l’antico e il nuovo? Agli archi-
tetti del futuro la risposta.
Questo intanto la periferia ancora reclama nel suo odierno gigantismo a
forma di polipo, nella sua mancanza d’una "Gestalt" originale: un uomo
che non voglia soccombere al livellamento, al sottoutilizzo e alla brutale
sopravvivenza, un uomo che insoddisfatto e nevrotico, non lasci uccidere
la sua immaginazione.
SEGNO FOTOGRAFICO E SIGNIFICATO
Il servizio fotografico di Carnisio e Lumbau, ormai noti agli amatori del
genere milanese "paleoconcerned", per quanto rivissuto con animo mo-